Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

Come può nascere una lectio magistralis di Logogenesi.

 

 

Come può nascere una lectio magistralis di Logogenesi.

Questa è una storia vera.
I fatti e i personaggi
raccontati in questo articolo
non sono di fantasia:
la storia è realmente accaduta
circa quattro anni fa.

Stavo camminando al mattino presto
nelle stradine di Rapallo,
nel Golfo del Tigullio,
quando incontro Guido,
fondatore di Parlacomemangi,
la bottega italiana di vini, salumi e formaggi,
che parla, con i suoi prodotti,
il dialetto di tutte le eccellenze italiane.

“Sergio, buongiorno, ho incontrato la Maestrina
che tutti, a scuola, avremmo voluto avere
e ora, sto andando nella sua classe
a tenere una lezione su Pinocchio.
Ovvia, non fare il bischero, vuoi venire?”

Guido non è toscano ma in quel momento
era nativo di Collodi.

Accetto al volo e dopo pochi minuti
siamo in classe insieme ai ragazzi.
È una scuola media.
Stringo la mano alla Maestrina
che si staglia nel sole:
oggi non ci sono banchi di nebbia.

Guido, forte del suo motto
bla-bla come gnam-gnam, incomincia:

“Carlo Lorenzini, in arte Carlo Collodi,
figlio della bella e buona Angiolina
e del cuoco dei Marchesi Ginori, ha scritto
Le avventure di Pinocchio nel 1881…”

Sentendo per la prima volta questa data,
scrivo istintivamente  il numero
col gesso bianco sulla lavagna nera
e ascolto con attenzione
il racconto di Guido.

Guido è uomo di spettacolo
e, per chi non lo conosce,
ha il talento narrativo
di un Gigi Proietti in erba,
la R musicale del claRinetto di Renzo ARboRe
e anni di intrattenimento da bancone.

Il racconto di Guido
è divertente ed emozionante
ma giunge in un baleno alla balena
ovvero al termine della storia:
il “su babbo” lo richiama in bottega
e Guido, perfetto risolutore,
mi invita a continuare e ci saluta.

Parto così dalla lavagna,
dal numero magico 1881,
numero che si legge da entrambe le direzioni.
Parlo dei palindromi,
i numeri e i nomi capovolgibili,
i simboli simmetrici
i cerchi olimpici che mantengono
il senso diritto e inalterato
su entrambi i lati della bandiera.

Parlo del Simbolo
come traduttore simultaneo
che si esprime, contemporaneamente,
in tutte le lingue del mondo.

La Maestrina intuisce che,
nella totale improvvisazione,
sta accadendo qualcosa di memorabile
e fa  chiamare le altre classi della scuola.
Altri ragazzi entrano in aula
e si posizionano silenziosamente in fondo,
in piedi o seduti per terra.

L’intervento va avanti.

Dietro di me c’è uno schermo,
adeguato alla dimensione del contesto
ma efficace
e la formidabile Maestrina,
appena dico una parola
o inizio a introdurre un’idea,
va in rete e, googolando ad arte,
proietta l’immagine attinente.

Il Barone Rosso
appare sullo schermo
mentre cavalca con le ali spiegate
seguito da Domenico Modugno
che allarga le braccia alle 10 e 10,
l’ora universale degli orologi sorridenti.
Esempi di linee ascendenti e discendenti.
Il logo di una compagnia di navigazione
contrassegnata, in modo maldestro,
da tre ciminiere, simbolo dell’inquinamento
e dei fumatori incalliti.

Poi iniziano le raffiche di domande…

Suona la campanella
e la lezione finisce come un arcobaleno.

È stato utile?

È utile l’arcobaleno?

Chiunque può intuire la risposta.

Pertanto, se qualcuno è interessato,
a qualsiasi livello, reale o virtuale
a organizzare una lectio magiistralis
o uno sprazzo elementaris su Logogenesi,
può contattarmi per accordi.

Oppure può uscire per strada,
come ha fatto Guido e,
se “per caso sincronico” mi incontra,
magari vengo al volo.

Sergio Bianco #logogenesi

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