Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

Gli apostrofi di Ungaretti. Il passaggio dal piombo all’oro.

 

Ungaretti-tre-apostrofi

 

26 gennaio 1917.
Prima guerra mondiale, fronte del Carso.
Giuseppe si avvicina con un foglietto.
“Ti piace?”
Sono il primo lettore del manoscritto:
Apro il foglietto piegato a metà
lo capovolgo dalla parte giusta e leggo:
M’illumino d’immenso.
Il titolo è: Mattina.
Le parole sono tracciate a matita
sulla carta strappata
da una scatola di proiettili.
Il poeta è lui: Giuseppe Ungaretti.

Rifletto tra me e me,
con il foglietto in mano.
Il processo alchemico
dal piombo all’oro
si ottiene eliminando tre protoni.
Il piombo ha 82 protoni, l’oro 79.
La poesia è perfetta.
Il titolo, non so…
E se il titolo fosse “l’alba”
o qualcosa di simile?
Se così fosse,
ci sarebbero tre apostrofi.
Eliminazione di tre vocali.
Trasformazione alchemica
dal piombo dei proiettili,
dal piombo della guerra
all’oro di una luce
che ha origine dall’uno
e permea l’uni-verso.

Ma, in fondo,
è solo un verso nell’universo.
Un verso scritto a mano
su un foglietto piegato in quattro.
Qui c’è la guerra,
siamo in trincea e fa freddo.
Meglio non pensare troppo.
Meglio non dire nulla.
Richiudo il foglio
e lo restituisco con gentilezza.

“Sì, Giuseppe, è una poesia bellissima.”

Sergio Bianco, Logogenesi

 

 

 

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