Scritti di Sergio Bianco nel dominio dei Simboli.

Calendario Pirelli. Il salto evolutivo del segno.

 

calendario-Pirelli

 

La prima uscita del calendario Pirelli
risale al 1964.
Il fotografo Robert Freeman
ritrae, in una serie di scatti,
due top model nell’isola di Maiorca.
Nulla di più, nulla di meno.

Nei 20 anni successivi
il Calendario Pirelli,
attraverso gli scatti di fotografi
sulla cresta dell’onda,
mette in mostra la figura femminile
come un Trofeo da esibire.
Essere presenti in quel calendario,
partecipare a qualsiasi livello,
anche solo come truccatore,
è già un Trofeo.
Le immagini non hanno
alcuna connessione con i pneumatici.
Le curve immortalate, magari,
possono evocare la necessità
di una buona tenuta di strada…

Nel 1984 avviene la grande svolta.
Per la prima volta,
si inserisce, nelle immagini fotografiche,
un’idea,
un riferimento diretto al prodotto.

La traccia del pneumatico appare,
irriverente e dorata,
come polvere di stelle,
sui fondoschiena tondeggianti di due modelle
che si contrappongono
lasciando apparire sullo sfondo centrale
il mare delle Bahamas.
Il fotografo è Uwe Omner.
Nello stesso calendario
la traccia del copertone dei pneumatici
prende forma di amaca, di trampolino,
di pedana prendisole, di ombra, di rete,
di trama inserita in un cappello traforato.

Si manifesta quindi l’idea,
primo codice della Logogenesi
unito ad altri codici:
motivazione, coerenza, estetica,
segreto, racconto.

La traccia del pneumatico,
negli anni successivi,
diventa il motivo imprescindibile,
il filo conduttore di ogni immagine.

Nel 1987, il simbolo della traccia
genera una serie di gioielli etnici
fotografati ad arte da Terence Donovan.

Nel 1988, l’uomo pneumatico,
entra come una macchia contrastante
nelle foto di Barry Lategan.

Il calendario Pirelli del 1990
ha un fascino olimpico.
La foto di Arthur Elgort,
che mi sono permesso di visualizzare,
è la mia preferita.
La traccia del pneumatico
è presente nella trama del tessuto
della saltatrice che supera l’asticella
in stile Fosbury.
Una donna al contrario degli stereotipi,
la rivoluzione del salto in alto.

Nel 1994 Herb Ritts
infrange il vincolo del segno
e interrompe il motivo
della traccia del pneumatico
alla ricerca di nuove forme espressive.

Stessa libertà per Richard Avedon
nel calendario del 1996.

Da allora,
si perde la connessione diretta con il prodotto
e resta il collegamento più elevato
che associa arte e bellezza
a un’idea immaginata e percepita
di qualità assoluta.

In armonia con la foto prescelta,
salto gli anni successivi al 1990
poichè il focus dell’articolo
è il simbolo, il motivo tramato
la capacità di evocare
visioni e valore d’impresa con un segno.
Senza parole.

Sergio Bianco. Logogenesi

 

 

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